una nuova era
Mondo \ Africa
E’ una tappa decisiva, perché il popolo centrafricano ha sofferto molto e adesso spera in un’era nuova. La priorità delle priorità rimane la riconciliazione: un popolo diviso, lacerato, ferito, chiede che tutte le comunità possano riunirsi, rispettarsi e andare nella stessa direzione. Dopo la riconciliazione, bisogna fare in modo che i giovani depongano le armi: ma non solo, perché bisogna raccoglierle tutte. Non si può costruire un Paese con le armi, ma piuttosto con la pace e la scolarizzazione. Noi speriamo che per il nuovo governo questa sia una delle priorità.
D. – C’è poi da prevedere il reinserimento nella vita del Paese dei diversi miliziani…
R. –
Certo, questo riguarda tutti i gruppi; noi sappiamo che alcuni potranno tornare nell’esercito, altri no, dovranno reinserirsi nella società civile. Ma bisognerà fare in modo che sia gli uni sia gli altri possano reinserirsi.
D. – La riconciliazione passerà attraverso l’istituzione di congressi nazionali: una tappa molto importante …
R.
E’ una tappa importante perché le persone hanno bisogno di parlarsi. Ci sono stati carnefici e vittime: parlare è una terapia e noi speriamo che gli uni e gli altri avranno il coraggio di dirsi tutto quello che c’è da dire, perché soltanto così si potrà intraprendere un vero cammino di riconciliazione, nel rispetto vicendevole.
D. – Il Centrafrica dipende fortemente dalla comunità internazionale; attualmente ci sono i caschi blu dell’Onu e la forza di pace francese. E’ ancora così importante la presenza straniera, oggi?
R. –La presenza straniera è importante, per non dire necessaria, perché questo è un Paese a brandelli, un Paese ridotto al nulla. Bisogna ricostruire l’amministrazione, riorganizzare l’esercito: ci sono molte cose da fare e credo che abbiamo bisogno ancora che la comunità internazionale ci accompagni in questo cammino.
D. – Quali sono i punti di forza del nuovo presidente
R. – I suoi punti di forza sono che è un uomo che sa ascoltare molto, è un uomo aperto, che vuole governare per consenso, è un uomo che conosce la classe politica e l’amministrazione; ha la fiducia della popolazione: abbiamo visto che ha già iniziato a fare il giro dei luoghi che non erano stati visitati dall’epoca dell’indipendenza da nessun membro del governo. Si è spinto fino all’estremo oriente del Paese e le persone lo hanno accolto con gioia. Credo che questo sia uno dei suoi punti di forza.
D. – Si può dire che il Centrafrica sta voltando pagina?
R. –
Possiamo dire che si sta voltando pagina, sì. Il nuovo presidente ha bisogno della collaborazione di tutti i centrafricani: non è il messia, non è un mago. Anzi, è un uomo come tutti gli altri che ha bisogno della collaborazione degli uni e degli altri, affinché i centrafricani possano operare una conversione del loro modo di essere dando il loro contributo perché si porti a termine il cambiamento.
D. – Questa conversione è iniziata dopo la visita del Papa nel Paese, a Bangui?
R. –La conversione, sì, è iniziata con la visita del Papa. Il viaggio del Papa è stato il primo miracolo a cui abbiamo assistito. La sua presenza ha guarito tanti cuori e ha unito; noi dobbiamo fare tesoro di questo viaggio come di un momento importante sulla via della riconciliazione. E’ il tempo della misericordia e dobbiamo aprire il nostro cuore alla tenerezza per aprire il cuore degli altri. Non potremo ricostruire questo Paese con l’odio e la distruzione. Bisognerà osare e prendersi per mano, perdonare e iniziare una nuova vita.