Papa Francesco ha ricevuto stamani in udienza, in Vaticano, il Presidente
della Repubblica Centrafricana, il prof. Faustin Archange Touadéra. Durante il
colloquio, informa una nota della Sala Stampa Vaticana, “è stata rievocata la
calorosa accoglienza riservata al Santo Padre nel corso della sua visita a
Bangui del novembre scorso”.
Comunità internazionale sostenga la pace e lo sviluppo del
Centrafrica
Nel rilevare come “il recente processo elettorale ed il rinnovamento delle
Istituzioni del Paese si stiano svolgendo in un clima costruttivo a cui contribuisce
il dialogo fra le confessioni religiose – prosegue il comunicato – è stato
espresso l’auspicio che si sia avviato un tempo di pace e di prosperità per
l’intera Nazione”. Nell’udienza, è “stato evidenziato come le conseguenze dei
conflitti degli ultimi anni gravino ancora sulla popolazione, sottolineando
l’importanza che la Comunità internazionale continui a sostenere lo sviluppo
del Paese”.
Apprezzamento per l'opera della Chiesa nel Paese
Nel prosieguo delle conversazioni, sottolinea ancora la nota, “ci si è
soffermati sui buoni rapporti bilaterali esistenti fra la Santa Sede e la
Repubblica Centrafricana, esprimendo il comune intendimento che essi possano
ulteriormente consolidarsi nel quadro degli strumenti giuridici previsti dal
diritto internazionale”. Infine, è stato espresso “apprezzamento per il
contributo che l’opera della Chiesa e dei suoi Pastori apporta alla società,
particolarmente in campo educativo e sanitario, anche nella prospettiva della
riconciliazione e della ricostruzione nazionale”.
Al termine dell'udienza con Papa Francesco, il Presidente
Faustin
Archange Touadèra al microfono di
padre Jean Pierre
Bodjoko, responsabile del redazione Francese-Africa della nostra
emittente ha rilasciato una lunga intervista nella quale ha voluto per prima
cosa ricordare la storica visita del Papa in Centrafrica:
R -La visita del Papa in Centrafrica è stato un momento molto
importante per la vita del nostro Paese. Attraversavamo un momento difficile,
cruciale per la pace nel nostro Paese. C’era molta insicurezza e le nostre
comunità vivevano un conflitto frontale, ma in queste condizioni
difficili il Santo Padre ci teneva ad andare in Centrafrica e questo è stato un
momento molto importante, perché la sua visita è rimasta nei cuori dei
centrafricani. Ha veramente tenuto dei discorsi di pace e riconciliazione che
la gente ha seguito. Ha compiuto gesti che hanno segnato lo spirito
centrafricani, Molti nostri concittadini hanno ascoltato quel messaggio e la
pace e la sicurezza cominciano a tornare. Uno degli aspetti più importanti è
che siamo riusciti ad organizzare le elezioni in un clima pacifico. Il
Papa ha compiuto gesti molto importanti: ad esempio l’apertura della Porta
Santa, avvenuta per la prima volta fuori dal Vaticano e in Africa. È stato
molto importante per la nostra gente. Il Papa ha poi vistato la moschea, un
momento molto importante per i nostri connazionali musulmani, indimenticabile.
Questo ha permesso di disinnescare una situazione esplosiva. Prima i nostri
connazionali non uscivano. Quel giorno sono usciti tutti (...) La mia
visita in Vaticano è un gesto simbolico per ringraziare il Santo Padre, per il
suo coraggio, per le sue parole di pace. (...). Il Santo Padre ci ha concesso
subito questa udienza e siamo molto onorati
D. - Lei ha parlato con il Santo Padre di possibili accordi o di un
concordato tra la Santa Sede e il suo governo?
R. - Chiediamo proprio questo per inquadrare l'azione della Chiesa nel
nostro Paese. Pensiamo che sia molto importante stabilire accordi tra noi e la
Santa Sede.
D. - Lei è stato appena eletto Presidente del suo Paese, un Paese in cui
quasi tutto deve essere ricostruito dopo una lunga crisi. Come vedete, in
generale, le sfide che avete di fronte?
R. - Le aspettative della popolazione sono grandi . (...) La gente si
aspetta molto dai leader usciti vincitori da queste elezioni. La prima
priorità è la pace e la riconciliazione nazionale. Le nostre prime azioni si
muoveranno nella direzione della pace e della riconciliazione, che ruota
intorno al disarmo, alla smobilitazione, al reinserimento e al rimpatrio degli
ex combattenti, il Drss.
D. - Ci sono due grandi sfide : la riconciliazione e la pacificazione del
Paese ...
R. Sì, come dicevo, la pacificazione passa attraverso il disarmo. Poi c'è la
riforma della sicurezza: adesso dobbiamo ripristinare un esercito nazionale per
garantire la sicurezza interna e alle nostre frontiere. Ma c'è anche il
dialogo, perché in questo conflitto erano emersi aspetti che non conoscevamo,
conflitti di religione che consideriamo artificiali. Quindi è necessario
ristabilire il dialogo con tutte le nostre comunità in modo che la convivenza
sia una realtà nella Repubblica Centrafricana.
D. - Quando ha presentato il suo programma elettorale come candidato alle
presidenziali era cosciente della difficile impresa da compiere nel suo
Paese, considerato che durante la crisi politico-militare sono stati
commessi crimini efferati? Come conciliare la riconciliazione e la giustizia?
R. - La giustizia è il cemento di questa riconciliazione. È necessario che
la popolazione consideri il perdono. Questa è la chiave: dobbiamo
perdonare. Ma dobbiamo anche perdonare secondo giustizia: ci sono state vittime
e quindi la giustizia deve fare il suo lavoro. Noi, da parte nostra, crediamo
veramente che la nostra giustizia sia all’altezza. Vogliamo che sia
trasparente. Non ci sarà nessuna ingerenza politica o vendetta (...).
Rafforzeremo quindi i nostri apparati giudiziari perché siano all’altezza
di questa missione perché, se le vittime non trovano soddisfazione, ricadremo
nella violenza.
D. - In Centrafrica operano ancora gruppi armati come l’Esercito ugandese di
Resistenza del Signore (Lra). Come risolvere questo problema?
R. - Oggi abbiamo un accordo con gli Stati Uniti che ci danno il loro
sostegno nella lotta contro il Lra. Abbiamo poi un accordo con l'Uganda e con
tutti i Paesi colpiti da questo flagello. Quindi cerchiamo di rafforzare questi
accordi. Anche l'Unione Africana partecipa con noi a questa lotta.
D. - Quale sarà l'atteggiamento del suo governo verso gli ex ribelli del
Seleka e gli anti-Balaka?
R. - Rientra nell’ambito del processo di disarmo e smobilitazione che
riguarda tutti i gruppi armati. Abbiamo già iniziato ad incontrare
individualmente tutti i leader per spiegare la nostra visione e come intendiamo
affrontare la questione del disarmo e per condividere le informazioni e credo
che oggi tutti sono disposti a partecipare a questo processo. È vero che ci
mancano le risorse - e facciamo appello ai nostri partner perché ci sostengano
– ma la gente è stanca e vuole la pace, purché la sosteniamo con i
mezzi necessari perché quelli che vogliono tornare alla vita normale possano
farlo in condizioni più dignitose per non tornare alla situazione precedente.
D. - Lei è fautore del buon governo fondato sull’etica in un Paese
segnato dalla corruzione, dal tribalismo, dai favoritismi, che sono tuttavia
difficili da sradicare... ...
R. - È vero, ma non abbiamo scelta. (...) Oggi dobbiamo mobilitare le
risorse e questo richiede una buona amministrazione e la lotta contro le spese
in perdita di cui la corruzione è una delle cause, per cui è essenziale lottare
contro questo flagello. Ci sono poi anche altri aspetti come buona governance
finanziaria.
D. - Quale messaggio vuole lanciare al popolo centrafricano e anche alla
comunità internazionale?
R. - La priorità estrema è la pace e la riconciliazione nazionale e la pace
non può essere raggiunta senza il disarmo e senza il processo di Dsrr, quindi
invitiamo tutti i nostri connazionali a cogliere questa opportunità perché
possiamo andare verso il disarmo. Disarmare e reinserire richiede mezzi,
Invitiamo pertanto la comunità internazionale a sostenere questo processo.
Molto è stato fatto, la comunità internazionale è stata al nostro fianco nei
momenti difficili e le cose stanno iniziando ad andare meglio, ma ci sono
ancora sfide e penso che per non ricadere nella situazione precedente è
necessario continuare a sostenerci.